
In questo periodo di pandemia da COVID-19 come ormai tutti tristemente sappiamo, abbiamo assistito a molti nostri malati che sono stati ricoverati presso le rianimazioni dei vari ospedali per essere intubati o, nei casi più gravi, tracheostomizzati.
Dopo un’intubazione protratta e la tracheotomia, si possono sviluppare delle complicanze importanti a livello della trachea come ad esempio danni alla mucosa tracheale, granulomi, rotture degli anelli tracheali e infezioni.
Oltre a queste, un’altra complicanza molto grave per il paziente è la comparsa della stenosi tracheale: un restringimento della trachea che si manifesta nel 10-20% dei pazienti intubati e tracheotomizzati, causando forti disagi nella respirazione. Il 2% circa di questi pazienti può sviluppare una stenosi in forma grave, per cui si rende necessario intervenire chirurgicamente o per via endoscopica.
Ad oggi l’indicazione principe per trattare le stenosi gravi è la resezione chirurgia del tratto di trachea interessato dal restringimento.
I mesi di emergenza Covid-19 hanno visto in tutti i Paesi un incremento dei casi di persone sottoposte a intubazione protratta e a tracheotomia e, in IRCCS Humanitas, ci siamo trovati ad affrontare in poco tempo già quattro casi di pazienti provenienti da altri ospedali che necessitavano di intervento per risolvere le complicanze post-tracheotomia.
Un numero elevatissimo di pazienti se si pensa che negli scorsi anni questi interventi erano estremamente rari in tutti i pochi centri italiani che si occupano di questa complicanza.
Per questi casi in particolare, in tre pazienti si è resa necessaria la resezione tracheale con conseguente sua ricostruzione mediante anastomosi termino-terminale, mentre per il terzo, che presentava una fistola esofago-tracheale iatrogena avvenuta durante la tracheotomia, è stato necessario suturare la breccia tracheale e quella esofagea separatamente.
“Durante questa pandemia – prosegue il dottor Cariboni – sono state eseguite molte tracheotomie salvavita, spesso in regime di urgenza e spesso in ospedali di periferia non perfettamente attrezzati per questa procedura.
È importate per i colleghi e per i pazienti far sapere che in Italia esistono centri specializzati per affrontare questo tipo di complicanze a livello della trachea che purtroppo, con il passare del tempo, ci aspettiamo sempre più frequenti.