
Lo studio: si riducono le funzionalità della trachea.
di Natascia Ronchetti
La stenosi tracheale si manifesta con sintomi che spesso assomigliano a quelli di malattie respiratorie come l’asma. Poco conosciuta e rarissima fino a un anno fa (nella letteratura scientifica è descritta con una prevalenza di un paziente ogni mille ricoverati nelle terapie intensive) sta sensibilmente aumentando mano a mano che crescono i casi di Covid-19 gravi e che richiedono l’intubazione o la tracheostomia, oppure entrambe.
“È la stenosi tracheale, un effetto collaterale indiretto della malattia provocato da un restringimento della trachea dovuto alla formazione di una fibrosi” spiega Umberto Cariboni, medico chirurgo e capo sezione di Chirurgia toracica avanzata all’Istituto Humanitas di Rozzano (Milano), policlinico ad alta specializzazione.
Una conseguenza preoccupante che – prosegue Cariboni – riscontriamo nei pazienti che dopo un’ insufficienza respiratoria vengono ricoverati nelle terapie intensive.
IN PRATICA, dopo l’intubazione o la tracheostomia, si sviluppano cicatrici che riducono la funzionalità della trachea e che rendono difficile la respirazione anche dopo la guarigione dal contagio. Una complicanza che a volte può essere rilevante quando la patologia è già in fase avanzata, ma che è possibile risolvere grazie a una disostruzione della trachea con il laser (in broncospia) oppure, nei casi più gravi, con un intervento chirurgico, efficace al 95%.
Proprio Cariboni, che ha già operato oltre una ventina di persone reduci dal ricovero in terapia intensiva a causa del Covid, è il coordinatore di uno studio che coinvolge in Lombardia sette ospedali. Oltre a Humanitas, si va dal Sacro Cuore di Milano al Giovanni XXIII di Bergamo.
LO STUDIO, unico al mondo, ha lo scopo di verificare quali sono le principali cause di insorgenza della complicanza e se ci sono categorie di persone maggiormente esposte al rischio.
Lo studio è partito due mesi fa e si compone di due fasi. La prima è retrospettiva e prende in esame i pazienti dimessi fino a dicembre dello scorso anno dalle terapie intensive, dopo essere stati tracheostomizzati o intubati per oltre una settimana.
In caso di presenza della patologia i pazienti vengono richiamati dall’ospedale di provenienza per ulteriori controlli e qualora la stenosi venisse giudicata critica, vengono indirizzati al Tracheal Team di Humanitas per la terapia.
Nella seconda fase, detta prospettica, i pazienti dimessi dalle terapie intensive (sempre con le stesse caratteristiche) mano a mano vengono arruolati per partecipare allo studio, previa la firma del consenso informato.
Lo studio ha prima di tutto una finalità sociale, per fornire a tutti i pazienti che presentano questo problema un percorso diagnostico che possa permettere di scoprirlo in fase precoce – spiega Cariboni.
C’è poi una finalità scientifica, con l’analisi di una popolazione così estesa di pazienti intubati o tracheostomizzati possiamo conoscere le caratteristiche e le variabili soggettive o procedurali che hanno potuto far nascere questa temuta complicanza.